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Gli scienziati celebrano i processi nei tribunali? E allora perché un giudice può decidere della scientificità di Stamina?

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Due giorni dopo la sentenza su Stamina, tra gli scienziati italiana è l’ora di riflessioni e dichiarazioni sulla decisione del Tar del Lazio, che mercoledì ha sospeso la bocciatura del metodo di cura per le malattie neurodegenerative ideato da Davide Vannoni. «Provo rammarico enorme e raccapriccio per un Paese disastrato nel quale i giudici vanno al di là del parere qualificato di una commissione di esperti», spiega ad Avvenire Bruno Dallapiccola, genetista e direttore scientifico del Bambin Gesù di Roma, uno dei luminari membro della Commissione istituita dal ministro Beatrice Lorenzin per valutare la scientificità di Stamina. Dal quotidiano della Cei gli fa eco Elena Cattaneo, senatrice a vita: «La validità di una teoria scientifica o di un trattamento terapeutico non si può valutare come se fosse un’opinione qualsiasi, dove ci sono due versioni pro e contro, entrambe legittime: essendo basata su atti, la validità di un trattamento può essere valutata solo da una comunità scientifica esperta del settore».

LA CULTURA SCIENTIFICA IN ITALIA. A non andare giù alla commissione sono le motivazioni della sentenza, dove il parere degli scienziati viene rigettato poiché sono definiti privi «di imparzialità e obiettività». «In Italia non esiste una cultura scientifica adeguata e un livello d’informazione insufficiente», è il commento a Libero di Maria Grazia Roncarolo, anche lei una degli esperti consultati dal ministero e direttore scientifico dell’Istituto universitario San Raffaele. «Il comitato scientifico è composto da esperti, per lo più medici, che hanno attentamente esaminato il materiale e hanno concluso che non è possibile utilizzare il metodo Stamina, neanche per uso compassionevole, perché privo di requisiti necessari per garantire la sicurezza dei pazienti».

FARMACI E TRAPIANTI. Difficile rimane comunque istituire un comitato che già non abbia preso posizione sul metodo di Vannoni, è la preoccupazione di Assuntina Morresi, editorialista di Avvenire e membro del Comitato Nazionale di Bioetica. Che però focalizza il suo commento su un altro punto: «Le terapie avanzate che utilizzano cellule e tessuti, secondo le norme europee, devono essere trattate con le stesse regole seguite per i farmaci, mentre Stamina propone per sé quelle dei trapianti. La vicenda Stamina rischia di essere il grimaldello con cui i tribunali italiani potrebbero far saltare la normativa europea: un percorso inammissibile per legge, come quello proposto dal leader di Stamina, Vannoni, sta rientrando dalla finestra grazie a pronunciamenti di giudici del lavoro e tribunali amministrativi».

MAGISTRATURA INVASIVA. Ciò che più fa riflettere tanti, scienziati e semplici commentatori, è il fatto che a vincolare l’analisi effettuata da una commissione scientifica sia un gruppo di magistrati. «Siamo alle guerricciole tra una magistratura e l’altra», scriveva ieri su Libero Filippo Facci, che ravvisava l’estrema invasività del di giudici e Tar sull’intero iter di questo metodo: «Le danze le menano altri: cioè la Procura di Torino e l’ineffabile Raffaele Guariniello, e poi i giudici del lavoro di Venezia e di Catania e di Matera, e poi il Tar di Brescia, quello del Lazio, in generale toghe civili che difendono Vannoni e toghe penali che chiedono invece di processarlo per truffa». E chiude: «Malati e associazioni fanno casino, manifestano, si rivolgono a Napolitano, Letta e Lorenzin: ma dovrebbero sfilare davanti ai tribunali».


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